Introduzione
Eugenia pelanda
Area G Scuola di psicoterapia a orientamento psicoanalitico per adolescenti e adulti



Nel 1957 Anna Freud scriveva che, nonostante i parziali progressi fatti nel tentativo di comprendere l’adolescenza, la psicoanalisi era ancora in una situazione di enorme incertezza connessa alla complessità del processo in atto. Le difficoltà principali erano riportate all’inadeguatezza del procedimento analitico per ampliare le conoscenze dei processi psichici di questo periodo evolutivo, sia perché è molto raro ricostruire i vissuti adolescenziali attraverso l’analisi degli adulti sia per le difficoltà tecniche che si incontrano nel corso del trattamento classico di un adolescente. Nello stesso scritto Anna Freud sottolineava un altro problema, per lei ancora più rilevante dei precedenti per importanza clinica e teorica: la difficoltà di distinguere tra normalità e patologia in quanto “l’adolescenza costituisce per definizione l’interruzione di una crescita pacifica che assomiglia, in apparenza, a una varietà di altre turbe emotive e sconvolgimenti strutturali” (A. Freud, 1957, p.639).
Da allora, in un arco di tempo abbastanza limitato, grazie anche all’apertura della psicoanalisi all’apporto proveniente da altre discipline e da altre metodologie per lo studio dei processi psichici, la realtà è molto cambiata. L’adolescenza occupa oggi un posto centrale nel pensiero psicoanalitico nazionale e internazionale assumendo lo statuto di un periodo evolutivo con una propria specificità, caratterizzato da profonde e ampie trasformazioni che coinvolgono l’ambito biologico, intrapsichico, cognitivo, relazionale, sociale e che risuonano delle caratteristiche sociali/economiche/culturali della realtà ambientale. L’approfondimento della conoscenza di questo periodo evolutivo ha consentito di delineare sempre maggiormente la specificità della patologia psichica adolescenziale che si differenzia sia da quella dell’adulto che da quella del bambino in quanto, qualunque sia il peso dell’eredità della storia infantile, dei fattori biologici, del contesto familiare, degli avvenimenti, tutti questi aspetti acquisteranno la loro portata solo in funzione del loro impatto sull’adolescenza e della sua capacità di integrarli e di darvi risposta. Questo impatto sarà necessariamente in risonanza con i compiti specifici dell’adolescente e con le risposte dell’ambiente (Jeammet, 1992).
Attualmente la clinica psicoanalitica dell’adolescenza è costituita da un ampio ventaglio di contributi che, pur nella pluralità delle posizioni, sono accomunati dalla costante ricerca di un approccio diagnostico e terapeutico efficace e realmente fruibile dall’adolescente che, proprio per la sua plasticità, ci confronta con modalità di funzionamento e con manifestazioni psicopatologiche continuamente in evoluzione e che quindi richiedono un’altrettanta plasticità e una costante ricerca di metodologie di intervento capaci di rispondere ai suoi bisogni e ai suoi disagi.
In Italia l’attenzione alla specificità del periodo evolutivo adolescenziale e ad una modalità di intervento capace di tener conto di tale specificità risale agli anni 50/60 con due esponenti di grande rilievo, entrambi psicoanalisti, membri ordinari della SPI, Tommaso Senise a Milano e Arnaldo Novelletto a Roma.
I primi due articoli di questo numero della rivista sono dedicati al loro pensiero, evidenziandone la portata decisamente innovativa e la ricaduta che tutt’oggi ha sullo sviluppo della clinica psicoanalitica dell’adolescenza e sulla formazione di psicoterapeuti che si occupano di questo periodo evolutivo. Successivamente, negli anni ’80, la psicoanalisi italiana degli adolescenti si è ulteriormente arricchita grazie al contributo di Gustavo Pietropolli Charmet, che si fonda sulla teoria dei codici affettivi di Franco Fornari. Il modello di consultazione e di presa in carico dell’adolescente ideata da Charmet è presentata nel terzo articolo.
Nel quarto lavoro Andrea Fontana e Massimo Ammaniti affrontano ed approfondiscono il complesso problema della diagnosi in adolescenza presentando un modello di consultazione clinica di matrice psicodinamica con l’adolescente, che valorizza gli aspetti sia verbali che corporei della comunicazione.
L’importanza del coinvolgimento dei genitori – tematica ampliamente dibattuta quando si parla del lavoro terapeutico con l’adolescente – è l’argomento trattato da Kerry Kelly Novick e Jack Novick, che espongono la loro metodologia sostenendola sia sul piano teorico sia attraverso la presentazione di situazioni cliniche.
Conclude il numero – e apre a ulteriori riflessioni – il contributo di Xavier Pommereau con la presentazione delle nuove “mediazioni terapeutiche” utilizzate nel Centro Abadie di Bordeaux da lui diretto per poter raggiungere gli “adolescenti.com”, che non possono esprimere a parole la loro sofferenza e i loro affetti.
■ Bibliografia
Freud A (1957), Adolescenza, Opere, vol. 2, Torino: Boringhieri, 1985.
Jeammet Ph (1992), Psicopatologia dell’adolescenza. Roma: Borla.